L’accorata testimonianza dei prigionieri russi catturati dall’esercito dell’Ucraina fa capire il sentimento dei soldati in merito alla guerra.
“Hanno detto che dovevamo addestrarci perché gli americani stavano per occupare l’Ucraina e la Nato avrebbe messo piede in Russia“. Una terribile testimonianza, quella dei soldati russi catturati dagli ucraini. Molti dei soldati non sembravano essere al cosciente delle reali intenzioni di Vladimir Putin, e delle sue mire espansionistiche in Ucraina.
Cinque giovanissimi ragazzi, militari di leva, sono ritratti in un video della propaganda ucraina. Pozdeev Andrey Yurievich, 19enne, ha dichiarato: “Ci avevano detto di preparare i mezzi e di non avere paura. Che non ci avrebbero mandato oltreconfine. Nella notte tra il 23 e 24 febbraio, il nostro convoglio si è messo in marcia, mi sono addormentato e risvegliato in Ucraina, non avevo mai visto una battaglia“. Il 5 marzo è arrivato l’ordine di far tornare i coscritti in patria, ma Pozdeev Andrey è stato ferito durante un bombardamento. Dopo essere lasciato indietro, si è consegnato.
Le drammatiche testimonianze dei soldati
Le altre testimonianze dei soldati sono drammatiche. Akhunov Niyaz Munirovich, 20 anni, ha dichiarato quanto segue. “Dopo la prima battaglia abbiamo abbandonato i carri armati e siamo scappati nella foresta per quattro giorni. Poi ci siamo arresi. Gli ucraini ci hanno dato medicine e vestiti asciutti, non avevo mai visto uno scontro a fuoco prima”. Morozov Olexander Romanovych, 22enne, è il più anziano del gruppo. “Siamo tutti di leva, fino all’ultimo ci avevano parlato di manovre sul territorio russo e mai di invasione, era una bugia. Sono stato fatto prigioniero, immaginavo di venire picchiato o, peggio, torturato, invece sono stato trattato bene. Stiamo morendo tutti per niente, anche le donne ed i bambini di questo Paese. Putin ha detto falsità, come il fatto che non ci fossero soldati di leva, voglio chiedere scusa a tutti gli ucraini. Vi prego perdonatemi”.
Ma le testimonianze non sono finite. Mikola Polshchikov Valentinovych, 21enne, caporale, è un autista che trasporta le truppe. “Il comandante ci ha ordinato il 21 febbraio di prepararci per il combattimento: “Marceremo su Kharkiv”. Non ci potevo credere, veramente andiamo in Ucraina?”. Si commuove quando ricorda i commilitoni uccisi. “Mi hanno rimandato indietro con gli altri feriti, ma ci hanno abbandonato. Gli stessi che ci parlavano di fascisti da cui doveva essere liberata l’Ucraina, qui non ne ho visto uno. Sarebbe stato meglio pagare una mazzetta come altri per evitare il servizio militare“.
La retorica russa dell’aggressione Nato sarebbe una delle armi del Cremlino: “Prima di questa missione i nostri comandanti dicevano che in Ucraina stanno arrivando gli americani e che volevano espandere le loro base verso la Russia. Ci dicevano che dovevamo difendere i confini, ma non invadere l’Ucraina”. Nessuno dei prigionieri si sottrae all’appello: “Voglio dire ai concittadini del mio Paese, non mandate i vostri figli sotto le armi in Ucraina. I nostri soldati, i nostri amici, i vostri figli muoiono su questa terra. Questa guerra non ha senso, dobbiamo solo andarcene“. E per quanto riguarda il leader russo: “Presidente Putin, hai fatto di noi carne da cannone”.